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Come conquistare le grandi folle. L’esempio dei discorsi di Hitler

UPDATE (NdR.) – Pubblichiamo questo articolo come un’analisi puramente tecnica, senza voler in nessun modo esaltare la figura del dittatore e il nazismo, che consideriamo un fenomeno agghiacciante e fra i più atroci della storia dell’umanità.

I famosi discorsi di Hitler sono stati materia di studio per molti oratori. Hitler aveva capito che imparare a parlare in pubblico usando le corrette tecniche oratorie lo avrebbe portato molto lontano.

Questo forse glielo aveva suggerito il suo altrettanto famoso braccio destro Goebbels, noto anche per la sua smodata passione per la comunicazione. I discorsi di Hitler avrebbero dovuto redarguire, smuovere le coscienze o, meglio, l’azione, e allo stesso tempo intimidire.

Una voce di due ottave e mezzo, come la sua, si prestava a modulazioni di ritmo tono e volume notevoli, e Hitler con i suoi collaboratori sfruttò a pieno queste caratteristiche unite ad una personalità assolutamente originale.

Un uomo che è riuscito con i suoi discorsi a sedurre milioni di tedeschi, facendosi aiutare da un semplice attore, imparando qualche tecnica vocale e posturale e utilizzando una tecnica oratoria impeccabile.

Ecco qui il dittatore Hitler in uno dei suoi più famosi discorsi.

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L’attacco

Attende il pubblico in silenzio e composto. Il corpo è compatto e lo sguardo truce. Come un maestro che sta per sgridare la classe. Il pubblico si accorge di lui che ha concentrato l’attenzione su di sé semplicemente con il silenzio.

Il discorso

Il discorso parte con ritmo lento e voce bassa, ci sono molte pause perché ciò permette di scandire le parole e aiutare il pubblico a entrare nel discorso.

Parte dal ricordo del passato recente perché è qualcosa che chi ascolta già conosce e questo lo aiuta a concentrarsi su quello che arriverà dopo. Il corpo è chiuso, fermo. A quell’epoca Hitler aveva iniziato da poco a studiare l’arte retorica, il suo corpo è molto contratto ed evidentemente poco disinvolto ancora poco avvezzo alle grandi folle, per questo lo vediamo quasi nervosamente e forzatamente composto.

Ad un certo punto quando dice che i risultati sono raggiunti alza il volume e il tono della voce, all’improvviso, questo per sottolineare meglio quei concetti ed estrapolarli dal contesto. Risultato garantito: il popolo esulta.

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Il corpo

Hitler ha bisogno di fare il più possibile chiarezza su alcuni punti e le divagazioni di un corpo che distrae non gli sono consentite.

Allora cerca di restare neutro con il corpo, dimostrazione ne è che le mani vorrebbero muoversi ma lui le tiene ferme o conserte, quasi a volerle imprigionare, segno probabile che qualcuno gli ha detto di non gesticolare troppo.

Ogni volta che Hitler affronta il tema a lui caro degli obiettivi delle sue scelte, muove il braccio, uno solo, l’altro resta immobile, e fa dei gesti ben misurati: indica con l’indice, rotea un pugno chiuso e muove il braccio come a dettare il tempo, come un maestro d’orchestra.

Questi gesti che sembrano casuali in verità sono una sorta di coreografia ideata per sottolineare le parole più importanti. Come un incantatore di serpenti Hitler sa che l’immobilismo fino a quel momento poteva servire solo se rotto da dei gesti significativi al tempo giusto.

Indicare con un movimento così netto e duro, significa anche coinvolgere oltre che redarguire, significa che tutti sono coinvolti e messi sull’avviso. Il tono della voce diventa molto acuto, il volume porta la voce quasi a urlare.

Gli unici movimenti differenti da tutti gli altri avvengono quando Hitler parla dell’unione, sottolinea il concetto accompagnandolo con il gesto morbido delle due mani, anche se le dita sono molto rigide: è l’unico gesto di apertura che fa in tutto il discorso.

La chiusura

Per arrivare al finale prende fiato con delle pause in modo da arrivare al dunque. La guerra e la lotta. Qui, urla ancora e scandisce le parole con toni molto gravi, la parola si scurisce così come la voce per renderlo ancora più grande alle orecchie di chi ascolta, quasi a voler spaventare ma anche rassicurare che lui è forte e che la parola guerra non la teme.

3 consigli pratici per motivare il pubblico

Nel public speaking voce e corpo sono sempre complementari. Si possono usare in armonia, con la gestualità che accompagna le parole, o in completa dissonanza, quando ad esempio la fissità della figura nello spazio serve a sottolineare l’impeto del discorso.

In ogni caso ci sono regole precise da tenere presenti parlando in pubblico, come:

  1. non gesticolare troppo, per non creare dispersione e non dare l’idea di essere insicuri, quindi non affidabili;
  2. usare movimenti che facciano da contrappunto al discorso e che evochino immagini precise, per rievocare subito nella mente dell’uditorio i concetti espressi in modo pratico e preciso;
  3. modulare con cura i momenti in cui il tono della voce si fa acuto con altri in cui è grave, per mantenere alta l’attenzione e dare enfasi a passaggi particolari del discorso.

Source: http://www.ninjamarketing.it/

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