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La strage di Christchurch. Così Facebook punirà chi condivide video violenti

Dopo gli attacchi contro due moschee in Nuova Zelanda e per impedire la condivisione di video violenti trasmessi live, Facebook ha deciso di limitare l’uso dei video streaming per chi viola certe regole del social, compresa la policy sui gruppi e gli individui pericolosi. Come è accaduto a marzo quando un suprematista bianco ha ucciso 51 persone in due moschee di Christchurch trasmettendo live le immagini della violenza con una telecamera fissata sulla testa. “A seguito del recente terribile attacco terroristico in Nuova Zelanda – ha spiegato Guy Rosen (VP, Integrity at Facebook) – stiamo vedendo che cosa possiamo fare di più per limitare l’uso dei nostri servizi per far del male o diffondere odio”. Plauso all’inizitiva è arrivato dalla premier neozelandese Jacinda Ardern che ha parlato di “primo passo positivoâ€�. Ardern oggi incontrerà a Parigi altri leader mondiali per lanciare la Christchurch Call con cui contrastare l’estremismo online. Saranno presenti alti dirigenti di Amazon, Google, Microsoft, Facebook e Twitter.

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Accordi con le università

Facebook ha anche annunciato di aver siglato una nuova partnership da 7,5 milioni di dollari con tre università degli Stati Uniti per migliorare la tecnologia che consente di individuare video e immagini manipolati per sfuggire ai controlli e venir poi postati di nuovo. Come è successo capitato dopo la strage di Christchurch. In particolare, gli accordi con The University of Maryland, Cornell e The University of California, Berkeley hanno questo obiettivo: scovare nuove tecniche per scoprire media manipolati attraverso immagini, video e audio e a distinguere tra post inconsapevoli e post modificati volontariamente.

Ad esempio

Un esempio è la condivisione di un link ad una dichiarazione di un gruppo terroristico senza alcuna contestualizzazione. La piattaforma vuole estendere le restrizioni ad altre aree nelle prossime settimane, cominciando a impedire agli stessi trasgressori di creare avvisi pubblicitari su Facebook.

Source: http://www.ninjamarketing.it/

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