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Elezioni USA 2020 e comunicazione aziendale: quale sarà la strategia vincente?

  • Negli Stati Uniti è già tempo di campagna elettorale in vista delle prossime elezioni presidenziali del 2020.
  • Questo clima pre-elettorale che impatto ha su brand e consumatori?
  • Business e politica possono diventare un binomio o le aziende devono stare alla larga dal prendere pubblicamente qualsiasi posizione?

Nei decenni passati i brand hanno preferito non esporsi restando quasi sempre al di fuori del mondo politico, ma si sa, i tempi cambiano.
Oggi sono sempre più numerose le aziende che escono dalla comfort zone e scelgono di dialogare con i propri utenti su questioni politiche e sociali, affrontando anche temi delicati e dunque esponendosi al giudizio del pubblico.

Tuttavia per un’azienda questa strada non sempre si rivela vincente in quanto le aspettative della società si sono profondamente evolute. Tutti noi quando scegliamo una marca piuttosto che un’altra non valutiamo esclusivamente la qualità e il prezzo dei prodotti, ma anche i valori aziendali trasmessi.

Il caso di successo Nike e la scelta di un testimonial poco amato da Trump

Nike nel 2018 ha scelto il volto del giocatore di football Colin Kaepernick per celebrare i 30 anni del suo celeberrimo slogan “Just Do It�.
Il post con Kaepernick divulgato sui social network, che recitava: “Credi in qualcosa, anche se significa sacrificare tutto quanto�, è rapidamente diventato il più condiviso di tutta la campagna.

Resta da chiedersi, perché tanto clamore?

Kaepernick è il personaggio più controverso e politicamente più esposto del mondo sportivo americano, noto per la sua protesta contro l’oppressione delle minoranze etniche negli USA espressa mediante il gesto di inginocchiarsi durante l’inno prima dell’inizio di ogni partita.
In altre parole si è trattato di un gesto atto a manifestare il proprio disappunto verso le politiche di Trump e della nuova amministrazione della Casa Bianca.
Una presa di posizione che ha suscitato le ire del presidente Trump che ha insultato pubblicamente lo stesso Kaepernick e tutti gli altri giocatori che si sono uniti a lui, considerando il gesto anti-patriottico.

Quella della Nike è stata una scelta che in un primo momento sembrava del tutto azzardata e che ha diviso il pubblico in favorevoli e contrari. In realtà l’iniziativa ha generato nei giorni di lancio della campagna un aumento delle vendite online del 31% producendo non solo guadagni in termini di profitti ma anche un netto aumento di reputazione del brand.

Quest’ultimo aspetto è stato dimostrato dall’indagine condotta dalla società Morning Consult sul pubblico americano che, alla richiesta di pensare ad un brand dal comportamento etico, si è espresso attribuendo a Nike la quarta posizione, ben 22 posizioni sopra l’indagine dell’anno precedente.

La storia di Nike è un chiaro esempio di come per un brand sia possibile mostrare una propria personalità nell’affrontare anche temi di interesse comune, riuscire ad ottenere il consenso del pubblico e accrescere la propria reputazione.

Il caso Pepsi e la bufera mediatica sui diritti civili

Nel 2017 la nota azienda del soft drink ha lanciato una campagna che ha visto come protagonista la modella Kendall Jenner, scatenando le ire degli utenti statunitensi in quanto ritenuta poco rispettosa nei confronti dei movimenti di protesta dei diritti civili dei neri, dei migranti e della comunità LGBT.

Lo spot pubblicitario mostra infatti la Kendall che si unisce ad una manifestazione di protesta cercando di placare gli animi e mettere pace tra manifestanti e polizia, usando come stratagemma una lattina della celebre bevanda.

Appare evidente come la campagna promozionale del drink dalla lattina blu si sia ispirata alle numerose proteste per i diritti civili sollevate negli USA soprattutto dopo l’elezione del Presidente Trump.

Cosa non è piaciuto al popolo americano?

Le accese polemiche sui social network hanno messo in evidenza come il brand abbia strumentalizzato in maniera del tutto banale e per fini commerciali i cortei di protesta, sottolineando come la scelta della giovane Kendall, definita una privilegiata bianca, sia stata quanto di più lontano dalla realtà.
In altre parole il brand attraverso il lancio dello spot pubblicitario non ha trasmesso un messaggio o preso una posizione sull’argomento, motivo per cui la campagna è stata un vero flop al punto tale che lo spot è stato ritirato immediatamente con tanto di scuse della modella.

I brand e la politica: cosa si aspettano i consumatori?

A dare una risposta a questa domanda è uno studio condotto da Sprout Social su un campione di oltre 1000 consumatori statunitensi.
Il 66% dei clienti si sono dichiarati favorevoli ad una presa di posizione pubblica dei brand su questioni sociali e politiche. I social network si confermano inoltre i canali principali sui quali il pubblico si aspetta di vedere questa tipologia di messaggi.
C’è da dire che il ruolo dei social network in clima elettorale può essere un’arma a doppio taglio, basti pensare alla scelta di Twitter di vietare gli spot di natura politica prima delle prossime elezioni USA del 2020.

A dare l’annuncio è Jack Dorsey, amministratore delegato di Twitter:

Abbiamo preso la decisione di bloccare tutte le inserzioni pubblicitarie perché la pubblicità su internet è molto potente ed efficace, ma comporta significativi rischi politici laddove può essere usata per influenzare voti,  questo non ha nulla a che fare con la libertà di espressione.

I clienti sembrano prediligere le aziende che condividono valori e convinzioni sociali e politiche.
A confermarlo è uno studio condotto da Morning Consult dal quale è emerso che con l’avvicinarsi delle elezioni USA 2020 il pubblico cerca i brand che si sono esposti politicamente.

Prendere una posizione rappresenta un’opportunità o un rischio per le aziende?

I consumatori statunitensi sembrano avere reazioni più decise quando concordano con la posizione presa da un business, motivo per cui, sempre dal report di Morning Consult, risulta chiaro come esporsi politicamente si traduca in maggiori benefici e meno rischi per le aziende.

Come devono comportarsi le aziende?

Da un’analisi dei casi Nike e Pepsi appare evidente come i brand devono essere bravi a studiare strategie vincenti che consentano di prendere una posizione senza rischiare di incorrere in una bufera mediatica.
La chiave del successo per una campagna di questo tipo è la pertinenza. In altri termini ci deve essere una coerenza tra il messaggio lanciato e i valori e la percezione che il pubblico ha di un’azienda.

Source: http://www.ninjamarketing.it/

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